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Steven & Alan Freeman
“The crack in the cosmic egg” (Leicester 1996)
“Gli italiani considerano gli Analogy un classico gruppo della loro scena degli anni ’70, ma la verità è che il gruppo era tedesco! Il loro album d’esordio venne registrato e pubblicato solo in Italia, ecco il motivo di questa confusione. Gli Analogy appartenevano a quel genere di gruppi che qualcuno considera influenzati dalla musica della West Coast degli USA, ma in realtà erano europei, e combinavano elementi di rock classico e di space rock, con una cantante potente e originale in primo piano. Se si dovesse fare un paragone con qualcuno, si dovrebbero citare Earth & Fire e Sandrose, ma non dimenticando di mettere in evidenza qualcosa di spaziale alla Pink Floyd, con molto organo e chitarra. Pur essendo un album abbastanza eterogeneo, la fama di cui gode è meritata. Dopo questo disco, il gruppo ha avuto diverse reincarnazioni, sotto vari nomi. Quando suonavano come Earthbound, hanno completato una delle ambizioni di Martin Thurn, una lunga suite sinfonica. Così, grazie al successo dell’album degli Analogy in occasione della sua ristampa in CD, questa registrazione venne edita a nome Analogy nel 1993. Un bel lavoro, di nuovo con la voce di Jutta in evidenza, ma molto più calmo, un po’ come i primi Renaissance. Il nuovo “25 Years Later” documenta il gruppo com’è oggi, con nuove registrazioni di vecchie canzoni, in stile moderno.”


Dag Erik Asbjornsen
“Cosmic dreams at play” (Glasgow 1996)
“Hanno gradualmente sviluppato un suono più “progressivo” e sperimentale cambiando il nome in Analogy nel 1972. Il loro LP include magnifici brani come “The Year’s at the Spring”, “Dark Reflections” ed “Analogy”. L’album è un capolavoro del progressive rock, da paragonare a Circus 2000, Julian’s Treatment, Sandrose oppure Earth & Fire. Le particolarità degli Analogy sono nella voce unica e provocante di Jutta Nienhaus, nell’abilità strumentistica di Thurn e Pankoff rispettivamente alla chitarra e all’organo, e nella cupa atmosfera della loro musica. Chiunque abbia un vero interesse per il rock progressivo dei primi anni ’70 amerà questo album. Stranamente il gruppo rimase praticamente sconosciuto al di fuori dell’Italia. “The Suite” è eccellente ma molto diverso dal primo album degli Analogy. Suona più come alcuni dischi di folk-rock classico dei primi anni ’70, come “Hölderlins Traum” (1972). La voce di Jutta è facilmente riconoscibile, portando con sé 500 anni di devozione a Dio, misticismo, magia nera e streghe. Si desidera solo che l’album duri un’ora invece che solo 30 minuti! Ma nonostante ciò, entrambi gli album sono indispensabili ed altamente consigliati.”


Carcamousse & Nain Dien

Vapeur Mauve magazine n.2, dicembre 2007

“Sulla strada tortuosa del rock’n’roll, molti gruppi avrebbero meritato un destino radioso, un grande successo, una definizione diversa da quella di “gruppo di culto”, la decorazione di coloro che sono stati sacrificati sull’altare dell’oblio. (...)”


Peppe Di Spirito

Arlequins webzine 2010

“(...) Un prodotto davvero ben fatto questo cofanetto, ricco di buona musica e contenente anche diverse piacevoli sorprese. Se volete accaparrarvi l’opera omnia degli Analogy in un colpo solo, è un’ottima occasione per approfittarne.”

HANNO SCRITTO.....

Riccardo Storti

ContrAppunti anno VII num.4 (inverno 2010-2011)

“Come un film. A raccontarla, questa storia, verrebbe voglia di trasformarla in una pellicola cinematografica. (...)

Oggi, tutta questa storia discografica è stata collezionata e collazionata dall’AMS/BTF e dalla Vololibero di Claudio Fucci in un prezioso cofanetto denominato “Analogy & Earthbound. The Complete Works”. Non manca proprio nulla: il singolo degli Yoice, l’album degli Analogy, la suite degli Earthbound e i relativi demo inediti e l’ultimissimo segnale “Il viaggio dei grandi spiriti”. 3 CD e un dettagliatissimo libretto di note. (...)”


Jolanda Dolce

Free Lance International Press, agosto 2012
Festival Viterbo “Le radici del rock”

“Band di apertura della serata, gli Analogy hanno conquistato immediatamente l'attenzione del pubblico con la loro esibizione piena di carica e di fascino già dal primo brano. Sensuale, a tratti aggressiva, ma anche suadente e fluida, la loro musica scorreva giù dal palco creando intorno a tutti un'aria misteriosa , quasi magica.

La curiosità di rivederli per la prima volta dopo tanti anni era molto grande.

Il gruppo presenta una forte demarcazione europea, più che italiana, e questo significa che le loro sonorità contengono matrici culturali miste e diverse ma perfettamente amalgamate in un unico esplosivo stile ricco di feeling: una nota di colore ben intonata in un panorama strettamente italiano.”


Donald McHeyre

Mat2020, giugno 2013

“Il cd live Konzert segna il ritorno sulle scene di uno dei grandi gruppi europei dell’epoca d’oro del rock che era fermo da ormai troppi anni e con poca possibilità di ricrearsi. (...)

La qualità della registrazione e della confezione sono molto buone (...) e la qualità della performance lascia stupiti su come riescano a mantenere la freschezza originale dei brani come li conosciamo dalla loro versione in studio di decenni fa, considerando che della formazione storica sono rimasti soltanto in tre e che i nuovi membri dell’equipaggio abbiano avuto solo sei giorni per imparare a integrarsi.”


Rich Wilson

Prog Magazine, issue 46, June 2014

“Non hanno mai sfondato come avrebbero probabilmente meritato, ma gli Analogy produssero il loro solido album omonimo all’inizio degli anni 70, miscelando folk e psichedelia in una proposta commercialmente interessante. Poi si sciolsero e da allora ci sono stati solo sporadici ritorni, riunioni e album dal vivo. Come si può immaginare “Konzert” cattura il gruppo dal vivo nell’aprile 2012, e il loro naturale talento musicale conferma la loro sbalorditiva abilità dal vivo. Musicalmente ambiziosi e generosi, brani come “Dark Reflections” e “Song for South Kensington” sono quasi degli inni,  sostenuti da un corposo Hammond e una chitarra blues. “Pan Am flight 249” dal loro esordio del  1972 beneficia della carica live e suona straordinariamente attuale. Infatti, nonostante i testi leziosi, è uno dei punti più alti. Gli Analogy sanno anche liberarsi dalle loro influenze più folk: “God's Own Land” presenta il loro lato più rock a equilibrare le loro inclinazioni più leggere. Ma “Konzert” non è privo di difetti: di tanto in tanto il gruppo si lascia andare e in più di un’occasione le parti cantate sono poco più che a livelli di Karaoke. Tuttavia per i loro fans questo è un efficace ricordo di un gruppo spesso dimenticato.”